Rompere i confini e superare le frontiere. Julian Schnabel è un artista dalla personalità esuberante, che ha sempre amato mettersi alla prova per uscire fuori da categorie e schemi, sperimentando tanti e diversi tipi di arte. Da pittore a regista, da musicista a scrittore. Ogni sua opera è frutto di un modo di vivere: non esistono regole formali, l’importante è esprimere ciò che vede, prova e pensa. Visitare una sua esposizione significa essere investiti dalle emozioni e guardarlo dipingere può essere ancora più di impatto. Immaginate osservare un uomo vestito in pigiama o solo con un cappotto che in pieno inverno stende su un prato un enorme telone e che inizia a spargere pittura in modo apparentemente casuale estraniandosi totalmente dal mondo circostante. «Non sento il freddo. Quando lavoro è come se mi dimenticassi del corpo, come se mi dimenticassi di tutto» dice in un'intervista.
Julian Schnabel Immagine da "Julian Schnabel: A Private Portrait"
Tanti sono gli artisti e le personalità di spicco del mondo dell’arte che hanno parlato e scritto di lui. Laurie Anderson in un piccolo video su Youtube con dolcezza e ironia dice per esempio di ammirare il suo senso dell’avventura. Perché per Schnabel ogni dipinto, ogni progetto è da vivere istintivamente e con tutto l’entusiasmo possibile. Ed è ben raccontato questo suo lato caratteriale nel documentario “Julian Schnabel: A Private Portrait” di Pappi Corsicato. Lo trovate su Netflix, ma vi lasciamo qui il trailer.
Le sue opere monumentali sono prodotte spesso con materiali di scarto che recupera in luoghi disparati. Negli anni '80 Schnabel divenne famoso soprattutto per i suoi plate painting: lavori che acquisiscono tridimensionalità dall’utilizzo di piatti rotti, che ricomposti, diventano nuove tele da dipingere per la creazione di forme, profili e volti umani.
Infatti Schnabel è soprattutto attratto dal reinterpretare oggetti, segni, forme per dare loro nuovo significato. Ed è chiaro anche quando utilizza vecchi teloni per auto recuperati da magazzini in Messico o quando sovrappone scritte o macchie di pittura a cartine, mappe e fotografie trasformandole in nuovi simboli di qualcosa che è e forse non si vede.
Oggi Julian Schnabel è uno degli artisti in mostra nel chiostro cinquecentesco della Fondazione Made in Cloister per INTERACTION NAPOLI. La sua opera è composta da cinque carte geografiche che disegnano i confini dell’Ucraina, sporcate di pennellate di rosso e viola ingombrante, o sovrapposte da scritte che dicono: qui non c’è niente da guadagnare.
«I lavori di Schnabel diventano recipienti di una poetica che è, allo stesso tempo, personale e universale. Nel suo caso il fatto di dipingere intenzionalmente qualcosa che non è tangibile genera una rappresentazione molto più fedele all'esperienza di ogni possibile tentativo di ritrarre in modo realistico il mondo fisico»
Max Hollein, attuale direttore del Metropolitan Museum of Art di New York.
Le cinque mappe accerchiano una figura umana, un disegno che raffigura un momento intimo tra l’artista Laurie Anderson dormiente, forse sognante, con il suo cane Lolabelle che le riposa sui piedi. Un lavoro quindi sentimentale, che ricorda la relazione di grande affetto tra l’artista e il proprio animale. Ed è la serenità trasmessa a entrare in contrasto con le opere conflittuali di Schnabel.
Non è facile ammirare opere di Julian Schnabel in Italia, ma fino a settembre potete trovarlo in Fondazione Made in Cloister. Vi aspettiamo con il prossimo approfondimento sull'artista Laurie Anderson. Lasciate un commento per farci sapere se vi è piaciuto e cos'altro vi interesserebbe leggere. A presto!